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1.
G Ital Cardiol (Rome) ; 23(2 Suppl 1): e3-e14, 2022 02.
Artigo em Italiano | MEDLINE | ID: mdl-35343470

RESUMO

Razionale. In Italia la pandemia COVID-19 ha determinato importanti riorganizzazioni logistiche nell'erogazione delle cure ospedaliere e di specialistica ambulatoriale. Ciò ha spinto clinici e decisori pubblico-amministrativi della Sanità ad adottare nuovi modelli organizzativi in molteplici scenari clinici. Materiali e metodi. Il registro OIBOH (Optimal Intensification therapy in a Broad Observed High risk patient population with coronary disease) è uno studio osservazionale "cross-sectional" condotto in vari centri italiani di cardiologia ambulatoriale per valutare durante la pandemia COVID-19 la capacità di identificare in breve tempo i pazienti ad altissimo rischio cardiovascolare residuo dopo un evento coronarico recente (<12 mesi). Successivamente alla valutazione clinica iniziale, venivano arruolati i pazienti ritenuti ad altissimo rischio, registrando le caratteristiche cliniche e di trattamento in una scheda di raccolta dati elettronica.Risultati. Al registro hanno partecipato 134 centri di cardiologia ambulatoriale che hanno arruolato 1428 pazienti su 3227 esaminati fra quelli che avevano avuto accesso ad una visita cardiologica durante la pandemia nel periodo ottobre 2020-marzo 2021. Il criterio di arruolamento era costituito dall'aver avuto una diagnosi di coronaropatia confermata angiograficamente negli ultimi 12 mesi, per sindrome coronarica acuta (SCA) o cronica (SCC). La SCA come evento indice era presente nel 93% dei pazienti arruolati mentre la SCC nel 7%. L'età media era 67 ± 10 anni, il 25% era di sesso femminile. Il 96.1% dei pazienti con SCA e il 67.6% dei pazienti con SCC sono stati sottoposti a rivascolarizzazione coronarica. Il 46% e 47% dei pazienti con SCA e SCC, rispettivamente, era diabetico. Oltre il 65% dei pazienti presentava una malattia coronarica multivasale. È stata osservata una importante prevalenza di arteriopatia periferica (17.5% nei pazienti con SCA e 19.6% nei pazienti con SCC). I valori di pressione arteriosa e frequenza cardiaca risultavano ben controllati (128 ± 25.2 mmHg e 65 ± 12.3 b/min nei pazienti con SCA; 127 ± 23.4 mmHg e 67 ± 13.2 b/min nei pazienti con SCC). Viceversa, è stato riportato uno scarso controllo dei livelli di colesterolemia LDL, con un valore medio di 88.8 ± 38.6 mg/dl nei pazienti con SCA e 86 ± 36.6 mg/dl nei pazienti con SCC. Solo il 16.4% dei pazienti con SCA raggiungeva i livelli raccomandati dalle attuali linee guida europee. Nonostante l'estensivo uso di statine (>90%), si è rilevato un utilizzo limitato dell'associazione statina ad alta intensità + ezetimibe (solo il 22.4% dei pazienti). Estremamente basso è stato l'utilizzo di inibitori di PCSK9 (2.5%). La duplice terapia antiaggregante piastrinica (DAPT) è risultata complessivamente ben condotta fin dalla dimissione ospedaliera. Nei pazienti in DAPT, l'inibitore P2Y12 più utilizzato è risultato il ticagrelor alla dose di 90 mg, soprattutto dopo un evento coronarico acuto (in circa l'80% dei pazienti con SCA). Nella stragrande maggioranza dei casi (>90%) i cardiologi ambulatoriali hanno posto indicazione a prosecuzione della DAPT oltre i 12 mesi con aspirina e ticagrelor 60 mg bid. Conclusioni. La gestione del paziente con coronaropatia in fase cronica stabilizzata è molto complessa. Tale complessità logistico-gestionale si è accentuata durante la pandemia COVID-19. Il registro OIBOH ha evidenziato un'ottima capacità di identificare le problematiche clinico-prognostiche delle cardiologie ambulatoriali italiane, specie nei pazienti ad altissimo rischio residuo. Rimangono importanti aree di miglioramento come uno stretto controllo della colesterolemia LDL, mentre altre raccomandazioni delle linee guida, come la prosecuzione della DAPT con ticagrelor 60 mg oltre i 12 mesi, risultano ben applicate. L'implementazione dell'assistenza con la medicina digitale e l'intelligenza artificiale potrebbe migliorare di molto la performance dei clinici.


Assuntos
COVID-19 , Doença das Coronárias , Animais , Abelhas , Surtos de Doenças , Humanos , Pandemias/prevenção & controle , Pró-Proteína Convertase 9 , Sistema de Registros , Prevenção Secundária
2.
Acta Cardiol ; 77(9): 846-847, 2022 Nov.
Artigo em Inglês | MEDLINE | ID: mdl-35067181

RESUMO

A 34 year-old young man came to our attention after an occasional finding of complete AV block. We made the diagnosis of systemic sarcoidosis with cardiac involvement through an FDG-PET even with a normal CMR. We started corticosteroid therapy and we decided to follow-up the patient through an implantable loop recorder (ILR). Beyond an initial regression of the AV block, after 8 months the ILR revealed AV block and pauses more than 3 s during the day; a new FDG-PET evidenced FDG uptake in new areas of left ventricle. Hence we started infliximab and implanted a dual chamber ICD.


Assuntos
Bloqueio Atrioventricular , Sarcoidose , Masculino , Humanos , Adulto , Fluordesoxiglucose F18 , Tomografia por Emissão de Pósitrons , Sarcoidose/complicações , Sarcoidose/diagnóstico , Ventrículos do Coração
4.
J Cardiovasc Med (Hagerstown) ; 20(5): 327-334, 2019 May.
Artigo em Inglês | MEDLINE | ID: mdl-30865139

RESUMO

AIMS: Objective data on epidemiology, management and outcome of patients with acute cardiac illness are still scarce, and producing evidence-based guidelines remains an issue. In order to define the clinical characteristics and the potential predictors of in-hospital and long-term mortality, we performed a retrospective, observational study, in a tertiary cardiac centre in Italy. METHODS: One thousand one hundred and sixty-five consecutive patients, admitted to our intensive cardiac care unit (ICCU) during the year 2016, were included in the study. The data were collected from the hospital discharge summary and the electronic chart records. RESULTS: Global in-hospital mortality was 7.2%. Predictors of in-hospital mortality were age [odds ratio (OR): 2.0; P = 0.011], female sex (OR: 2.18; P = 0.003), cardiac arrest (OR: 12.21; P = 0.000), heart failure/cardiogenic shock (OR: 9.99; P = 0.000), sepsis/septic shock (OR: 5.54; P = 0.000), acute kidney injury (OR: 3.25; P = 0.021) and a primary diagnosis of acute heart failure or a condition other than acute heart failure and acute coronary syndrome. During a mean follow-up period of 17.4 ± 4.8 months, 96 all-cause deaths occurred in patients who were still alive at discharge. One-year mortality rate was 8.2%. Predictors of long-term mortality were age (hazard ratio: 1.08; P = 0.000), female sex (hazard ratio: 0.59; P = 0.022), comorbidity at least 3 (hazard ratio: 1,60; P = 0.047), acute kidney injury (hazard ratio: 3.15; P = 0.001), inotropic treatment (hazard ratio: 2.54; P = 0.002) and a primary diagnosis of acute heart failure. CONCLUSION: In our Level-2 ICCU, predictors of in-hospital and long-term mortality are similar to those commonly found in a Level-3 ICU. These data strongly suggest that ICUs dealing with acute cardiovascular patients should be reorganized with a necessary upgrading of competences and resources for medical and nursing staff.


Assuntos
Unidades de Cuidados Coronarianos , Doença das Coronárias/mortalidade , Mortalidade Hospitalar , Admissão do Paciente , Idoso , Idoso de 80 Anos ou mais , Causas de Morte , Comorbidade , Doença das Coronárias/diagnóstico , Doença das Coronárias/terapia , Feminino , Humanos , Itália , Masculino , Pessoa de Meia-Idade , Prognóstico , Estudos Retrospectivos , Medição de Risco , Fatores de Risco , Centros de Atenção Terciária , Fatores de Tempo
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